3.10.14

I custodi della sinistra-sinistra a corto di idee e di simboli


Da quando Matteo Renzi è diventato segretario del PD e Presidente del Consiglio c'è una parte di ceto politico e di commentatori (temo molto meno tra gli elettori) che non si dà pace. 
In giro e sui social network mi capita spesso di ascoltare frasi del tipo "stiamo diventando come la destra", "il PD sta al 41% perché ha preso il posto di Forza Italia" e così via. Si sprecano i paragoni con la Democrazia Cristiana, si fa e si dice di tutto per dimostrare che il PD non è un partito di Sinistra. 
Tutto ciò, naturalmente, presuppone che la Sinistra, anzi, la Sinistra-sinistra sia qualcosa di ontologicamente esistente, di trascendentale. Una categoria alla quale alcune idee sono riconducibili, altre no.
Non voglio rispolverare qui vecchie letture (Bobbio), canzoni (Gaber) e poesie (Pasolini) che negli anni sono diventate citazioni irrinunciabili in ogni discussione sul tema e non ho neanche tanta voglia di affrontare il discorso seriamente, ma questa idea che ci siano i "custodi della Sinistra-sinistra" che stanno lì a mettere il visto oppure a negarlo su tutto è diventata una farsa.
Discutere dell'art. 18? 
Di destra. 
Dei precari? 
I precari vanno bene, ma non mettiamo in mezzo l'art. 18.
Ma il PD nel PSE è di sinistra vero? 
(qui nicchiano, ma badano a non darti troppa soddisfazione).
I custodi della Sinistra-sinistra, inoltre sono alla ricerca di leadership. E qui la faccenda diventa addirittura comica. Sì, perché mentre sulle idee ormai sembrano essersi messi tutti d'accordo (più spesa pubblica, magari una bella patrimoniale, comunque altre tasse) sulla leadership sono un po' allo sbando.
Tendono a prendere quel che c'è in giro. Che si chiami Piero Pelù, Fedez, Crozza o Della Valle, basta che dica quattro cose contro Renzi. L'outsourcing della leadership alla Grecia (vedi Tsipras) non pare aver dato i suoi frutti e, anzi, ha addirittura fatto finire sulla graticola, per becere questioni di soldi e poltrone, due custodi della Sinistra-sinistra come Maltese e Spinelli.
Io sono convinto che di una voce autorevole a Sinistra-sinistra ci sia bisogno, ma credo che dovrebbero concentrarsi più sulle idee e meno sul Masaniello di turno.





30.9.14

Il metodo Mineo


Oggi Pierluigi Bersani, in un duro intervento in Direzione Nazionale ha detto che contro chi non la pensa come il segretario non si deve usare il metodo Boffo.
Il riferimento, lo sappiamo tutti, è al dossier (poi rivelatosi fasullo) riferito all'ex Direttore dell'Avvenire sul quale i giornali di centrodestra montarono un caso che portò Boffo alle dimissioni.

Ma Renzi utilizza questi metodi nello scontro politico?
Io direi proprio di no. Ha una tendenza marcata alla polarizzazione, a rappresentare il bene contro il male, il nuovo contro il vecchio etc. Ma non ho mai sentito Matteo Renzi, né uno dei "renziani", alludere a dossier o notizie false.

Qualcuno, invece, a questa cosa del metodo Boffo ci ha creduto. Parlo di Corradino Mineo.
Dopo essere salito agli onori della cronaca per aver dato dell'autistico a Matteo Renzi (che giustamente l'ha costretto a scuse pubbliche nei confronti di chi soffre per quella malattia), l'ex direttore di Rai News ha forse cambiato stile?
Appena Bersani pronuncia Boffo, Mineo ha un sussulto:


non si toglie la dignità a chi la pensa diversamente, dice.
67 minuti dopo, però, deve avere un ripensamento, perché mentre in TV Pina Picierno esprime il suo punto di vista sulla riforma dell'art. 18, ecco che Mineo se n'esce con questo tweet:




Questo non è il metodo Boffo, è il metodo Mineo. E' un tweet uguale alla frase su Renzi autistico. Stavolta l'insulto, secondo lui, è calibrato meglio. Non c'è, deve aver pensato, una categoria che si possa sentire offesa. E invece, offendendo una parlamentare europea, votata alle recenti elezioni europee con più di 220.000 preferenze, Corradino offende la Direzione del suo Partito che l'ha voluta capolista e anche gli elettori del PD. Offende una comunità enorme di iscritti ed elettori e, naturalmente, offende la sua collega.
Ci rifletta Mineo. Spesso e volentieri riceve insulti sul web e se ne lamenta, ma se cercasse di utilizzare meno il metodo Mineo, forse su twitter ci sarebbe qualche insulto di meno. Uno di sicuro: il suo.

18.5.14

Mini recensione di "Mia figlia spiegata a mia figlia"


Sono fermamente convinto che la mia generazione sia stata costretta a reinventarsi il modo di stare al mondo. Siamo arrivati in una società in cui c'erano alcuni punti fermi inamovibili, in cui il posto di lavoro era fisso (appunto) e i ruoli in famiglia erano saldamente distinti tanto che, diciamolo, nemmeno il '68 era riuscito a scalfire più di tanto quel che "dovevano" fare i papà e le mamme.
A noi, invece, è toccata la crisi che, si sa, costringe, deprime, logora. Ma la crisi, innegabilmente, apre nuove strade. In questo sono fermamente d'accordo con Albert Einstein che diceva:
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato"
(Albert Einstein, Il mondo come lo vedo io, Newton & Compton)

La deve pensare come Einstein anche Dario, o per lo meno si è trovato a dargli ragione, visto che in questo libro (LiberAria editore) ci racconta, in maniera ironica e, a tratti, esilarante, come si è trasformato da cinico giornalista in "Solo Papà", vale a dire papà al 100% con una solida ed innegabile dipendenza dalla figlia.
"Mia figlia spiegata a mia figlia" è scritto molto bene, con uno stile particolare ed originale che quelli che hanno letto "Non siamo mai abbastanza", opera prima di Dario De Marco, hanno già avuto modo di conoscere (e apprezzare). 
Naturalmente, visto l'argomento trattato, il libro risulterà particolarmente interessante per chi, come me, è uscito da non troppo tempo dalla fase dei pannolini e delle ninna nanna, per chi c'è ancora dentro e per chi, magari, sta per entrarci. No, non è una guida alla genitorialità, anzi, se c'è una cosa che Dario non cerca di fare è il guru. Emblematico che ad un certo punto dica "ogni genitore è libero di sbagliare a modo suo, noi sbagliamo così". E' un punto di vista, un'esperienza o, per dirla come lui, la storia di una dipendenza.
Lo consiglio, dunque, e non perché conosco bene l'autore da un sacco di tempo e gli voglio bene, ma perché è una boccata di aria fresca. Al contrario di tutte quelle pubblicazioni che, in tema di paternità e maternità, pretendono di insegnarci qualcosa, Dario De Marco ci viene a dire cos'ha imparato lui e come ha affrontato i luoghi comuni di cui tutti siamo vittime.
Se volete farvi un'idea, vi consiglio di dare uno sguardo al blog Solo Papà, visto che l'idea del libro è nata proprio da lì.

3.5.14

Si gioca o no non devono deciderlo gli ultras


Scrivo mentre guardo lo scempio che sta accadendo in campo all'Olimpico.
Gli scontri che hanno preceduto la partita tra Napoli e Fiorentina sono gravissimi. Si parla di 6 feriti, uno in codice rosso. Si parla di armi da fuoco.
Allo stadio esplodono petardi, si lanciano fumogeni.
Un cittadino normale per andare allo stadio deve fare tessere del tifoso, portare i documenti, attraversare i tornelli. I delinquenti ci arrivano incappucciati, con i fumogeni e le bombe carta, le spranghe, i passamontagna e tutto l'armamentario del capo ultras.
Le ultime notizie dicono che si dovrebbe giocare, ma non è questo il punto.
Il punto è che per tutto l'anno si è tollerato, in tutti gli stadi, che la legge venisse violata sistematicamente da parte di alcuni soggetti. Si tollerano violenze, scontri, cori razzisti. Si lascia che la legge, negli stadi, non valga. Può accadere che gruppi organizzati si fronteggino, che vengano danneggiate cose, che si gridino oscenità immonde.
Stasera forse ci scappa il morto, forse no.
Il problema è annoso e ogni volta si fanno gli stessi discorsi.
Io di una cosa sono sicuro: non si risolve questo tipo di problemi mandando i giocatori a parlare con i capi ultras.
E' sbagliato.
Si legittima qualcuno che, invece, non dovrebbe avere alcuna voce in capitolo.
Qualcuno che è convinto che il calcio gli appartenga.
C'è bisogno di prendere decisioni in un frangente grave?
Benissimo, esiste gente pagata per fare questo, non c'è nessun motivo razionale per interpellare uno che ha una maglietta con su scritto "libertà per gli ultras".
Invece in Italia succede sempre questo. La prima cosa che si fa si manda un calciatore a parlare con gli ultras. E questi sono i risultati.

1.5.14

I grillini inciampano ancora una volta sugli scontrini



Non c'è verso di farli andare d'accordo. I grillini e gli scontrini proprio non si prendono.
Dopo le infinite polemiche seguite alle elezioni del 2013, dopo che alcuni parlamentari sono saliti alla ribalta per averli smarriti (e quindi ciao rendicontazione), dopo che qualche altro parlamentare gli scontrini li ha presentati, ma a tutti sono sembrati un po' eccessivi, è la volta dello scontrino della spesa di Pina Picierno.
Si torna ancora a parlare degli 80 euro che il Governo garantisce in più in busta paga ai lavoratori dipendenti che guadagnano tra gli 8.000 ed i 24.000 euro. 
La deputata del PD (capolista alla circoscrizione Sud alle prossime elezioni europee) ha prima dichiarato che con 80 euro "ci si fa la spesa per due settimane" e poi si è presentata in tv, a Ballarò, con lo scontrino della spesa fatta quello stesso giorno.
Sul fatto che i conti di Pina Picierno fossero tutt'altro che sballati ho già scritto, (seppure con qualche imprecisione - non sono uno statistico - che mi è stata giustamente fatta rilevare nei commenti) e qualcuno si è già cimentato in esperimenti pratici.
La questione sembrerebbe chiusa, ma dal suo blog Grillo, con un pezzo firmato da Massimo Lanfranconi di Lecco, oggi torna ad attaccare la deputata del PD, scrivendo, tra l'altro, che "Floris che legge ogni singola voce dello scontrino portato dalla piddina Picierno, autrice di una gaffe memorabile, è una delle pagine più surreali, servili, false, indecorose e grottesche della Tv italiana di tutti i tempi."
Scorrendo i commenti, tra le varie presunte prove della falsità della spesa di Pina Picierno, più di qualcuno grida allo scandalo per l'evidente manipolazione: "dove si è mai visto uno scontrino fronte retro???1?" si chiedono i supporter a 5 stelle.
Ovemai ce ne fosse bisogno, questa è l'ennesima prova che i grillini hanno poca dimestichezza con i conti e con gli scontrini. Pina Picierno la spesa è andata a farla in un supermercato della catena Auchan, come si evince dalle numerose foto circolate, e in tale catena, già da qualche anno, sono state introdotte alle casse stampanti speciali che, allo scopo di risparmiare carta, stampano gli scontrini, appunto, fronte retro.
Sul sito della Auchan se ne parla nel loro bilancio sociale del 2010, ma in rete (ah, la rete, a saperla usare invece di invocarla soltanto) sono parecchie le testimonianze che si incontrano qui e la. Se ne parla qui, qui e qui, ad esempio.
Che dire, ormai siamo rassegnati: speriamo solo che si rassegnino anche i grillini e magari si mettano a parlare di qualcos'altro.

30.4.14

La spesa media settimanale? 40 euro. Non lo dice Pina Picierno, lo dicono le statistiche.


Strano Paese il nostro. Il Governo, come ormai sappiamo tutti, ha deciso di ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti della fascia medio bassa. Il vantaggio, per coloro che guadagnano tra gli 8.000 ed i 24.000 euro all'anno, sarà di 80 euro al mese. Per quelli che guadagnano tra i 24.000 ed i 26.000 euro il vantaggio scende gradualmente e si azzera dopo i 26.000 euro.
Si tratta di una manovra che riguarderà oltre 10.000.000 di lavoratori. Quasi la metà degli occupati nel nostro paese (circa 22.000.000, dati Istat).
Non ho memoria di un provvedimento di tale impatto da quando seguo la politica.
Ciò nonostante, la misura è stata accolta dai commentatori in maniera, per me, strabiliante.
Un'analisi seria del provvedimento, come quella che si legge sul sito lavoce.info, dimostra alcune incongruenze che andranno affrontate e certamente rimane enorme il problema degli incapienti e dei pensionati, esclusi dal provvedimento.
Tutto questo, però, non è entrato, se non marginalmente, nel dibattito. L'unica questione sollevata è stata sull'entità del bonus, descritto come mancia o addirittura elemosina da una parte dell'opposizione.
In particolare ha destato scalpore la dichiarazione di Pina Picierno, candidata capolista del PD alle elezioni europee nella Circoscrizione Sud, che, parlando del provvedimento ha detto, tra l'altro, "con 80 euro si fa la spesa per due settimane".
Apriti cielo. La reazione è stata paragonabile a quella che ha seguito le dichiarazioni di Berlusconi sui lager nazisti.
In particolare sui social network si è scatenato lo scherno (nella migliore delle ipotesi) e l'insulto nei confronti della deputata del PD.
Anche davanti alla dimostrazione fornita da molti, con tanto di scontrini, la polemica non si è placata.
La questione è diventata surreale. Sembra di essere tornati all'inizio della legislatura, scontrini dappertutto.
Io sostengo che Pina Picierno abbia detto una cosa sensata e che chi se n'è beffata non sa bene quali sono le condizioni di vita in Italia oggi.
Ma partiamo dai dati reali. L'istat ci dice una serie di cose importanti:
Nel 2012, il 29,9% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale.
La metà delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2011, un reddito netto non superiore a 24.634 euro l'anno (circa 2.053 al mese). Nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie percepisce meno di 20.129 euro (circa 1.677 euro mensili).
Il reddito mediano delle famiglie, che vivono nel Mezzogiorno è pari al 73% di quello delle famiglie residenti al Nord; per il Centro il valore sale al 96%.
Il 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia percepisce il 37,5% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta l'8%.
Ma scendiamo nel dettaglio.
In Italia il 16,8% delle famiglie non riesce a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni. Il 21,2% non riesce a riscaldare adeguatamente l'abitazione.
Le percentuali al sud sono, rispettivamente, il 24,9% ed il 36,4%.
Capiamo di cosa stiamo parlando? Una famiglia su quattro al sud non è in grado di mettere nel piatto cibo a sufficienza almeno ogni 2 giorni.
Il 14,5% delle famiglie italiane è definito dall'Istat in condizioni di "severa deprivazione materiale" in quanto presentano almeno quattro di questi sintomi di disagio: i) non poter sostenere spese impreviste, ii) non potersi permettere una settimana di ferie, iii) avere arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette o per altri debiti; iv) non potersi permettere un pasto adeguato ogni due giorni; v) non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione e: non potersi permettere: vi) lavatrice vii) tv a colori viii) telefono ix) automobile.
Al Sud il 48% degli individui, uno su due, è a rischio povertà ed esclusione sociale, in Italia lo è il 24,3% dei lavoratori dipendenti.
Ancora, nel 2011 l'8,9% delle famiglie ha dichiarato di non avere soldi a sufficienza per acquistare cibo. Al sud il 13,6%.
Se i fustigatori da social network avessero in mente queste statistiche, probabilmente avrebbero preso molto diversamente la dichiarazione di Pina Picierno.
Non siete ancora convinti?
L'Istat elabora anche i dati della spesa mensile media per famiglia:
La spesa media mensile per un operaio è di 490 euro al mese. A settimana, fanno 113 euro e stiamo parlando della media.
Ancora, la spesa per alimentari media di una famiglia del nord-est è di 451 euro (su 2800 euro totali). Sono 104 euro a settimana. Nelle isole la spesa media è ancora inferiore, 441 euro al mese su 1692 euro totali, 101,7 euro a settimana, incluse Pasqua, Natale ed Epifania (come si dice dalle mie parti).


Ovviamente la spesa varia a seconda dei componenti del nucleo familiare.
Un single che spende complessivamente circa 2.000 euro al mese, utilizza per la spesa 344 euro. A settimana fanno 74,5 euro, il 17,5% del reddito.


Visto che stiamo parlando di redditi che si aggirano intorno alla metà di quelli medi, vale a dire di famiglie che spendono complessivamente intorno ai 1.000, 1.200 euro, quanto sarà la spesa media in alimenti di queste famiglie? Se restassimo sulla stessa percentuale di incidenza, su un reddito di 1.100 euro la spesa sarebbe 192 euro al mese, 44 euro a settimana. Toh, siamo arrivati agli 80 euro di cui parlava la Picierno.
 Vogliamo utilizzare altre statistiche? L'Adoc ci dice che la spesa media mensile procapite degli italiani per alimenti è di 228,85 euro, pari al 15% del reddito. Fanno 52 euro a settimana (e stiamo parlando sempre di media). Addirittura se calcoliamo il 15% su 1100 euro risultano 38 euro a settimana.
Allora, chi è che vive sulla luna? Pina Picierno o i commentatori da salotto, mouse e telefonino?




16.4.14

La verità sulla modifica del 416-ter



Vista la gran caciara che si è scatenata sulla riforma dell'art. 416-ter, metto qui un piccolo promemoria, in modo che ognuno si possa fare la sua idea.
Partiamo dalla precedente formulazione dell'art. 416-ter - Scambio elettorale politico-mafioso:
La pena stabilita dal primo comma dell'articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della erogazione di denaro.
Nella vecchia formulazione, quindi, c'è un doppio richiamo all'art. 416-bis che recita:
Chiunque fa parte di un'associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da sette a dodici anni. [...]
L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgano della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali.[...]
Veniamo ora alle modifiche approvate oggi in via definitiva.
Il 416-ter è oggetto di tentativi di modifica da anni. Se si inserisce "416-ter" nel motore di ricerca del Senato vengono restituiti 691 atti parlamentari. Ci sono proposte di modifica presentate già nel 2001.
La modifica che è stata approvata, invece, ha cominciato il suo iter parlamentare alla Camera il 16 luglio 2013. In quell'occasione fu approvato il seguente testo:
Chiunque accetta consapevolmente il procacciamento di voti con le modalità previste dal terzo comma dell'art. 416-bis in cambio dell'erogazione di denaro o di altre utilità è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La stessa pena si applica a chi procaccia voti con le modalità previste nel primo comma.
Questo testo fu approvato anche dal Movimento 5 stelle. L'On. Micillo nell'intervento che ascoltate qui sotto parlò di quel provvedimento addirittura di un esempio di come "lavorare insieme è possibile", seppur rilevando l'auspicio di voler approvare un provvedimento con pene più alte.





Il provvedimento prosegue il suo iter.
Il 28 gennaio 2014 il Senato lo approva con questa formulazione (in neretto le modifiche):

Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell'articolo 416-bis in cambio dell'erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di qualunque altra utilità ovvero in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell'associazione è punito con la stessa pena stabilita nel primo comma dell'articolo 416-bis.La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma
In questa formulazione, quindi, la pena viene fissata "da 7 a 12 anni" (per via del riferimento al 416-bis).

Il 3 aprile la Camera approva il testo modificandolo:
Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell'articolo 416-bis in cambio dell'erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La stessa pena si applica a chi procaccia voti con le modalità indicate al primo comma.

Lo stesso identico testo viene infine approvato dal Senato oggi, 16 aprile 2014.

Questi i fatti.
Come chiunque può notare, il testo finale del provvedimento è abbastanza simile (uguale nella determinazione delle pene) a quello approvato in prima lettura il 16 luglio 2013, con l'approvazione anche del Movimento 5 Stelle e con la relazione positiva di Micillo. 
Cambiare idea è certamente lecito, così come è legittimo auspicare pene più severe, ma credo che Grillo dovrebbe spiegare agli italiani, visto che chiama mafiosi quelli che hanno approvato oggi la legge, se anche il Movimento 5 stelle sia stato mafioso il 16 luglio 2013. O, forse, più semplicemente, dovrebbe abbassare i toni e, magari, utilizzare quelli critici ma costruttivi che abbiamo sentito utilizzare da parte di Micillo alla Camera.

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