2.9.11

Libri più cari, il dibattito si accende.

Dall'altro ieri i libri costano di più. E' l'effetto della legge Levi, di cui abbiamo ampiamente parlato. (Per inciso, Riccardo Franco Levi, PD, primo firmatario della legge in parola è anche il padre della celebre legge ammazza blog che da qualche anno vaga per le commissioni del nostro Parlamento. Non c'è che dire, bel CV per il Levi). Registriamo qualche voce interessante nel dibattito e ne diamo conto. Innanzitutto, linkiesta scodella due articoli sull'argomento: un articolo di Simone Trebbi ed una lettera ricevuta dal Ceo di Anobii. Ci piace segnalare anche il punto di vista dei lettori, sullo splendido magazine Finzioni. Ma vi siete persi le puntate precedenti? Don't worry, c'è lo storify di jumpinshark. Infine, Anche nell'AIE si leva qualche voce dissonante. Nonostante, infatti, gli editori esultino come se avessero avuto un bonus fiscale (ma non era una legge per le piccole librerie??) c'è qualche illuminato come Mario Guaraldi che non le manda a dire . Aspettiamo che ulteriori voci si cimentino nel dibattito. Nel frattempo registriamo che più di qualcuno, in rete, ha cominciato una personale astensione dall'acquisto dei libri, specialmente in libreria. Vedremo come va a finire.

4.8.11

Ancora sulla legge che mette un tetto allo sconto sui libri.



Sì, lo so, mentre mezza Italia parla di spread e l'altra mezza è intenta a spalmarsi l'olio solare, questo mio insistere a parlare della legge che mette un tetto agli sconti sui libri è sicuramente fuori luogo. Siccome, però, sono abituato ad essere fuori luogo, me ne sbatto e cerco interlocutori sull'argomento. Su Twitter ho avuto una piacevole chiacchierata con il collettivo Wu Ming e la riporto di seguito:
thiswas: mo l'avete letta la legge anti sconti sui libri? Che ne pensate? Mi interessa molto la vostra opinione.
Wu Ming Foundation: a bocce ferme faremo un post. L'idea di fondo: brutta legge, e al contempo sconti = falso problema, se posto come leggiamo in rete.
Lascia perplessi vedere tanti non accorgersi che stanno cadendo in una trappola ideologica neoliberista (la "mano invisibile").
L'inghippo sta nella peculiarita' della merce-cultura. Ma non si riesce a parlarne su Twitter, tempo al tempo, pazienza, lucidità.
Per ora basti questo: inquieta come persone che normalmente lo aborrono in ogni altro contesto e settore, parlando di libri come se niente fosse sposino il piu' bieco darwinismo sociale e dicano che i librai indipendenti meritano l'estinzione.
thiswas: Per me i piccoli librai non c'entrano. La legge è un favore alle grandi catene e contro Amazon.
WMF: Il fatto che questa legge non le tuteli davvero non vuol dire che le librerie indipendenti non c'entrino
WMF: Il fatto che grandi oligopolisti potessero fare mega-sconti proibitivi per chiunque altro ha fatto morire le librerie come mosche. Il risultato e' stato proprio l'avanzare nelle citta' delle grandi catene, con impoverimento a tutti i livelli.
WMF: Se si attacca questa legge come se venisse dal nulla e fosse stata concepita nel vuoto, guardando solo al tetto x gli sconti agitando per giunta retoriche liberiste sul fatto che il mercato andrebbe sempre e comunque "lasciato fare" si rischia di non capire bene quali siano i veri giochi e quali le tendenze davvero devastanti. Chi fa l'apologia di come sono andate le cose negli USA, evidentemente non sa quanto orridamente livellati e tutti uguali siano la maggior parte dei centri urbani dell'America vera. Magari ha visto solo New York da turista :-)
thiswas: Colpisce l'unanimismo dimostrato dal Parlamento. Toni trionfalistici. E rimane una domanda. Le grandi librerie servono a vendere libri o è vero il contrario? perché se devono vendere i libri di Vespa e Scilipoti... non è meglio che chiudono?
WMF: i politici italiani sono unanimi su tantissime cose, anche quando fingono di litigare. La bozza della legge risale a quando amazon.it non esisteva, ed era anche peggio. Il punto e' che va criticata *nel modo giusto* perché se x criticarla si pretende che facciamo concessioni al liberismo, nein danke.
thiswas: già. Ma ora che un grande negozio online riesce a far sconti maggiori degli oligopolisti... ecco la legge.
WMF: su questo stai tranquillo, questa legge è già obsoleta e aggirata prima ancora di entrare in vigore e gli sconti comunque sono appariscenti, ma nella sostanza hanno nascosto l'aumento costante del prezzo dei libri. In 12 anni il prezzo di Q e' aumentato di 4 euro. E' il 20%. Il corrispettivo sconto e' come i finti saldi di certi negozi.
thiswas: Il liberismo non può andare "bene" solo quando si affama il proletariato. Con questa legge chi ha poco può leggere di meno. Senza sconti chi vuole compare Q lo paga semplicemente 4 euro in più. E domani, probabilmente, saranno 5.
WMF: Gli sconti ci saranno sempre, troveranno formule per aggirare il tetto. Poi Amazon vendera' anche usato e remainders, come altrove
thiswas: Grazie mille a @Wu_Ming_Foundt per l'intenso scambio di opinioni di stamane.Anche se giocoforza spezzettata, è stata una bella discussione.
WMF: @thiswas_ grazie a te. Come si diceva qualche giorno fa, twitter si presta poco a quest'uso, ci torneremo sopra in modi e luoghi consoni.

25.7.11

Utøya


In Norvegia ci sono stato due volte. L'ho girata in treno ed in camper e l'ho sempre descritta a tutti come il posto più bello in cui sia mai stato. La Norvegia ce l'avevo nel cuore già prima, per quella natura imperiosa, certo, ma soprattutto per la civiltà che si respira ad ogni passo, per il rispetto che permea i rapporti interpersonali, anche quelli routinari che può sperimentare qualunque turista.
La notizia della strage del 22 luglio l'ho ricevuta mentre mi trovavo su di un'altra isola, Procida, a migliaia di chilometri di distanza. E mi ha straziato. Le parole del primo ministro Stoltenberg e di tutta la classe dirigente e religiosa norvegese sono la conferma di quanto forti, radicati ed inestirpabili siano i valori della Norvegia. Bisogna essere davvero un popolo straordinario per parlare di solidarietà, democrazia, apertura e unione il giorno dopo che decine di ragazzi sono stati sterminati a sangue freddo.
Beh, i norvegesi sono così: straordinari ed il loro modello di società rimane quanto di meglio l'Europa ed il mondo intero siano stati capaci di produrre. Jeg elsker Norge. Ikke endre.

21.7.11

Sconto sui libri? Max 15%


Il Senato della Repubblica ha approvato, il 20 luglio 2011, nella distrazione generale, la legge (in attesa di pubblicazione) recante la "Nuova disciplina del prezzo dei libri"
Si tratta di un provvedimento che entrerà in vigore dal 1° settembre 2011 e che ha per oggetto la percentuale massima di sconto sul prezzo di copertina praticabile dalle librerie. Fortemente appoggiato dall'Associazione italiana editori , il provvedimento ha l'obiettivo esplicito di colpire i giganti della distribuzione online come IBS e, soprattutto, Amazon, con il benestare del mondo politico unanime (eccezion fatta per i radicali).
Qualche breve considerazione critica sul punto (non siamo i soli). Per difendere le librerie si cerca di limitare la competitività dei distributori on line. Amazon e IBS offrono libri scontati del 40% e oltre, mentre in libreria lo sconto medio è del 5-10%. Allora, si dev'essere detto il legislatore, limitiamo per legge lo sconto possibile. Tutto bene? Ma neanche per sogno. Innanzitutto, da domani in poi immagino che provvedimenti simili vengano presi per tutte le categorie merceologiche passibili di vendita tradizionale e online. Vestiti, scarpe, borse, articoli sportivi, giocattoli, francobolli, articoli informatici, CD, DVD e chi più ne ha più ne metta. Cos'hanno, infatti, le piccole librerie di giuridicamente diverso dalle piccole rivendite di scarpe e dai piccoli negozi di articoli sportivi? A mio avviso, niente e immaginiamo che da domani cominci la questua delle associazioni di categoria per avere, anche loro, prezzi imposti per legge. La legge è sbagliata e, come rileva il Direttore Generale dell'Istituto Bruno Leoni, rappresenta solo l'ennesima dimostrazione di incompetenza e arretratezza della nostra classe politica. Ma quello che nessuno ha pensato è che la legge è anche inutile. Ad Amazon ed IBS ed a chiunque altro voglia aggirare lo stupido divieto basterà distribuire sconti attraverso i punti fedeltà o i buoni acquisto, fattispecie non prevista (e quindi non vietata) dal testo approvato.
Andiamo avanti così. Facciamoci del male.

6.7.11

Il PD, la Casta e le Province semprevive


Come si affretta a spiegare il fonatissimo deputato PD Andrea Sarubbi sul suo blog il partito di Bersani si è astenuto sulla proposta di legge costituzionale dell'IDV che mirava ad abolire le Province. Già, le Province. Quegli enti il cui costo qualcuno ha calcolato in 14 miliardi di euro l'anno.
Sarubbi (appena uscito dal parrucchiere), Bersani, Franceschini hanno spiegato la loro proposta seria. Proposta che, lo sanno benissimo i capintesta del PD, non ha nessuna possibilità di essere approvata. Ieri, invece, i numeri per approvare la proposta dell'IDV c'erano. Si badi, questo non avrebbe significato approvare la legge, che avrebbe dovuto continuare il suo iter (aggravato, per giunta, come prevede l'art. 138 della Costituzione). Sarebbe stata, però, una bella presa di posizione. Una base sulla quale imbastire anche un discorso parlamentare diverso. Invece no. Hanno votato per il mantenimento dello status quo. Che significa mantenimento della Casta. Proprio nel giorno in cui il Censis ci svela che quasi la metà dei giovani che attualmente hanno un lavoro percepiranno una pensione inferiore ai 1000 euro. E la differenza che c'è tra i 1000 euro che percepiranno tra 40 anni gli attuali ragazzi italiani e gli emolumenti che percepiscono ora i 4.207 amministratori provinciali (ovvero i 107 presidenti, i 107 vice, gli 863 assessori, i 107 presidenti dei consigli ed i 3.023 consiglieri, per un costo di 119 milioni di euro annui) assomiglia sempre di più alla distanza che esiste tra quello che vogliono gli elettori e quello che è in grado di dare il PD. Il vento cambia, ma la sensazione è sempre più quella che, anziché alzare le minigonne, alzerà un bel po' di sederi dagli scranni del Parlamento, visto che siamo sempre di più quelli che non ne vogliono più sapere di votare PD.

17.6.11

Facce nuove e nuove abitudini


La giunta De Magistris si è insediata da poche ore, tra molti applausi e molte polemiche. Le polemiche riguardano per lo più il caso Narducci e la presidenza del Consiglio data al Rettore Pasquino. Gli applausi sono per la prima delibera sui rifiuti e per la decisione di abolire le autoblu per assessori e dirigenti.
Personalmente, il mio applauso va alla nomina di Raphael Rossi come Presidente dell'ASìA. Per quanto riguarda le autoblu, una piccolissima notazione: fosse anche un provvedimento inutile e demagogo (come sostengono i detrattori del neosindaco), servirebbe comunque a dare un segnale forte alla città. Tra l'altro, l'esatto contrario del segnale che diede l'amministrazione che si insediò nel 2006, con il suo record mondiale di spese telefoniche.
E poi, delibera su scribd e consiglio in diretta streaming, anche la trasparenza è un segnale. Vediamo se questa nuova classe dirigente saprà instaurare nuove abitudini o se è un fuoco di paglia.

13.6.11

Sul Referendum a botta calda


Il quorum è stato raggiunto e questo significa 2 cose.
1) Gli italiani hanno le idee chiare e non si fidano della attuale classe dirigente. Che si tratti di energia nucleare o di acquedotti, il popolo italiano non ne vuole sapere di dare altro potere (e altri soldi) ad un manipolo di politici/affaristi/imprenditori che in questi anni ha dimostrato di essere in grado di divorare di tutto. Senza scrupoli.
2) Per boicottare questo referendum le hanno tentate tutte:
a) ostacoli logistici: hanno deciso di non accorpare le elezioni amministrative ed i referendum, scegliendo una data a giugno inoltrato;
b) disinformazione: i media di proprietà (TG4, TG5, StudioAperto, Il Giornale, TGcom...) e quelli direttamente influenzati dal Governo (RAI1, RAI2, Libero, Il Foglio...) si sono disinteressati dei Referendum, decidendo deliberatamente di non informare i cittadini. Addirittura la commissione di vigilanza RAI non ha dato il via libera fino all'ultimo per gli spot istituzionali di informazione;
c) invito a non votare o a snobbare i quesiti (inutili): Berlusconi, Bossi, Quagliarello, Scajola, Alfano... gli stati maggiori del Governo hanno detto che non avrebbero votato e che sarebbero andati al mare, anche se la posizione formale era quella della libertà di coscienza;
d) legge vergogna: come chiamare altrimenti quella norma contenuta nel decreto omnibus che cambiava la forma ma non la sostanza della scelta nucleare.
E nonostante tutto questo... hanno perso!
Hanno perso per la mobilitazione della Rete e della società civile, avvenuta nonostante i partiti (che si sono accodati solo all'ultimo). Grandi assenti i sindacati. Non la faccio lunga, ma se il centrosinistra non capisce che è ora di rinnovarsi sul serio, fa la fine di Zapatero.

8.6.11

Il Processo a Berlusconi celebrato dagli Amici

C'erano proprio tutti gli uomini (e qualche donna) del Presidente. Oggi al Capranica di Roma si è tenuta "l'adunata dei liberi servi di Silvio" organizzata dal mai domo Giuliano Ferrara per chiedere al leader di rigenerarsi con le primarie. Hanno parlato i super direttori Mario Sechi ('Il Tempo'), Maurizio Belpietro ('Libero'), Alessandro Sallusti ('Il Giornale') e Vittorio Feltri (non mi ricordo se questa settimana dirige Libero o Il giornale o tutti e due). Mancava Minzolini, chissà perché!
Sono intervenute, poi, due giornaliste "di sinistra" Armeni e Terragni (ambedue sonoramente fischiate, specialmente la seconda). E' intervenuto anche Sansonetti, invece calorosamente applaudito. E questo dovrebbe invitarlo a riflettere, ma è un'altra storia.
Dalla platea, poi, sono intervenute, tra gli altri, la Meloni, la Mussolini e, appena scongelata dopo la batosta dei ballottaggi, la Santanché.
Non vi faccio il resoconto degli interventi ma, siccome ho potuto assistere all'evento in diretta streaming (essendo a letto con l'influenza), ecco qualche piccola impressione.
Ferrara e Sechi hanno capito il problema del centrodestra e si danno anche da fare per trovare una soluzione. Soprattutto hanno capito di avere perso il controllo della situazione, visto che la gente guarda sempre meno la TV. Internet, Facebook e Twitter fanno paura proprio perché incontrollabili, almeno con i vecchi sistemi. Belpietro ha qualche dubbio, ma continua per la sua strada. Per lo più nega che ci sia un problema. Feltri, invece, non ha capito proprio nulla. Ha fatto un intervento finale da ottuagenario rimbambito. Ferrara avrebbe fatto meglio a lasciare a qualcun altro le conclusioni. Sallusti? Non pervenuto.
Tutti i pidiellini sono scioccati dalle amministrative. Non tanto da Pisapia (la Moratti, anche se lo dicono solo ora, pare non la sopportassero nemmeno loro), quanto da De Magistris. Per loro la vittoria dell'ex PM a Napoli dev'essere stata peggio di quella di Cota per noi. La Mussolini non sappiamo quando si riprenderà, nel frattempo ci ha regalato una perla meravigliosa: "ma chi lo ha scelto Lettieri? Sembrava un immobiliarista della Tecno Casa". Fantastico.
La Santanché è rimasta schiava del suo personaggio (bondage), ma la sensazione è che sia depotenziata. La Meloni mi ricorda sempre le assemblee del liceo, con quel tono un po' ribelle. Se l'è presa con la scarsa capacita di comunicare. Come fanno tutti quando non sanno che pesci prendere.
La platea, comunque, ha dato un responso chiaro: Silvio non si tocca e le primarie se le facessero quei fighetti della sinistra. Per ora mi sa che Ferrara e Sechi non la spunteranno. In bocca al lupo.

2.6.11

Primarie e capibastone.



Quando Pisapia vinse, il 14 novembre 2010, le primarie per concorrere alla carica di Sindaco di Milano, l'ironia la fece da padrona. Si sprecarono i titoli dei giornali sulla incapacità del partito di Bersani nel prevalere persino nelle elezioni che si organizza da sé. Dopo lo spettacolo indecoroso di Napoli e, poco dopo, la vittoria di Zedda alle primarie di Cagliari, sembrava che non ci fosse più speranza. A sentir tutti, il PD era condannato alla sconfitta cronica. Invece ora sappiamo che quei commenti avevano indebitamente unito questioni profondamente diverse, confondendo e deridendo contemporaneamente il meglio e il peggio che il centrosinistra riesce a fare in Italia. Chissà, ad esempio, se Massimo D'Alema la pensa ancora come la pensava a gennaio, quando ci regalava alcune battutine sarcastiche sulle primarie. La verità è che la colpa del fallimento (sia delle primarie che del PD alle elezioni) di Napoli viene da lontano, dai tesseramenti drogati, dalla corsa alle preferenze ed alle clientele, dalla malamministrazione e dalla scientifica eliminazione del partito e dei dirigenti non allineati che Bassolino ed i bassoliniani hanno perpetrato negli ultimi 15 anni.
A fallire, a Napoli, non sono state le primarie. A fallire è stata una classe dirigente che non rappresentava più nessuno, se non la propria clientela.
A Milano, invece, le primarie hanno rappresentato un momento altissimo della coalizione. Scegliere il proprio candidato sindaco tra Boeri, Onida e Pisapia credo sia il sogno di ogni italiano progressista. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Milano cambia colore per la prima volta dal 1993, il PD è ad un passo dal diventare il primo partito e Boeri, candidato capolista, prende un mare di preferenze. Morcone, a Napoli, non arriva al ballottaggio ed il PD manda in consiglio comunale solo 4 consiglieri.
Quello che non capirono i commentatori di allora, evidentemente, l'hanno compreso perfettamente gli elettori.
Ora la domanda è: basterà il voto di Napoli a far capire al PD nazionale che un gruppo di capibastone non può e non deve governare la terza città d'Italia? Tutti sappiamo come ci sono arrivati ed è stato lo stesso Bassolino a spiegarci perché egli stesso è stato tollerato dal nazionale anche quando la sua parabola si era fatta discendente. Ma ora basta. Ora che il modello Bassolino oltre che deleterio per la città e la Regione, è diventato anche perdente, è giunta l'ora che il PD nazionale si svegli e cominci a gettare le basi per una nuova classe dirigente del PD campano, che sappia fare tesoro degli errori di questi anni e sappia interpretare e rappresentare realmente le complessità di Napoli, proponendo una soluzione progressista alle mille problematiche che ci portiamo dietro da tempo immemore.

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