17.6.11

Facce nuove e nuove abitudini


La giunta De Magistris si è insediata da poche ore, tra molti applausi e molte polemiche. Le polemiche riguardano per lo più il caso Narducci e la presidenza del Consiglio data al Rettore Pasquino. Gli applausi sono per la prima delibera sui rifiuti e per la decisione di abolire le autoblu per assessori e dirigenti.
Personalmente, il mio applauso va alla nomina di Raphael Rossi come Presidente dell'ASìA. Per quanto riguarda le autoblu, una piccolissima notazione: fosse anche un provvedimento inutile e demagogo (come sostengono i detrattori del neosindaco), servirebbe comunque a dare un segnale forte alla città. Tra l'altro, l'esatto contrario del segnale che diede l'amministrazione che si insediò nel 2006, con il suo record mondiale di spese telefoniche.
E poi, delibera su scribd e consiglio in diretta streaming, anche la trasparenza è un segnale. Vediamo se questa nuova classe dirigente saprà instaurare nuove abitudini o se è un fuoco di paglia.

13.6.11

Sul Referendum a botta calda


Il quorum è stato raggiunto e questo significa 2 cose.
1) Gli italiani hanno le idee chiare e non si fidano della attuale classe dirigente. Che si tratti di energia nucleare o di acquedotti, il popolo italiano non ne vuole sapere di dare altro potere (e altri soldi) ad un manipolo di politici/affaristi/imprenditori che in questi anni ha dimostrato di essere in grado di divorare di tutto. Senza scrupoli.
2) Per boicottare questo referendum le hanno tentate tutte:
a) ostacoli logistici: hanno deciso di non accorpare le elezioni amministrative ed i referendum, scegliendo una data a giugno inoltrato;
b) disinformazione: i media di proprietà (TG4, TG5, StudioAperto, Il Giornale, TGcom...) e quelli direttamente influenzati dal Governo (RAI1, RAI2, Libero, Il Foglio...) si sono disinteressati dei Referendum, decidendo deliberatamente di non informare i cittadini. Addirittura la commissione di vigilanza RAI non ha dato il via libera fino all'ultimo per gli spot istituzionali di informazione;
c) invito a non votare o a snobbare i quesiti (inutili): Berlusconi, Bossi, Quagliarello, Scajola, Alfano... gli stati maggiori del Governo hanno detto che non avrebbero votato e che sarebbero andati al mare, anche se la posizione formale era quella della libertà di coscienza;
d) legge vergogna: come chiamare altrimenti quella norma contenuta nel decreto omnibus che cambiava la forma ma non la sostanza della scelta nucleare.
E nonostante tutto questo... hanno perso!
Hanno perso per la mobilitazione della Rete e della società civile, avvenuta nonostante i partiti (che si sono accodati solo all'ultimo). Grandi assenti i sindacati. Non la faccio lunga, ma se il centrosinistra non capisce che è ora di rinnovarsi sul serio, fa la fine di Zapatero.

8.6.11

Il Processo a Berlusconi celebrato dagli Amici

C'erano proprio tutti gli uomini (e qualche donna) del Presidente. Oggi al Capranica di Roma si è tenuta "l'adunata dei liberi servi di Silvio" organizzata dal mai domo Giuliano Ferrara per chiedere al leader di rigenerarsi con le primarie. Hanno parlato i super direttori Mario Sechi ('Il Tempo'), Maurizio Belpietro ('Libero'), Alessandro Sallusti ('Il Giornale') e Vittorio Feltri (non mi ricordo se questa settimana dirige Libero o Il giornale o tutti e due). Mancava Minzolini, chissà perché!
Sono intervenute, poi, due giornaliste "di sinistra" Armeni e Terragni (ambedue sonoramente fischiate, specialmente la seconda). E' intervenuto anche Sansonetti, invece calorosamente applaudito. E questo dovrebbe invitarlo a riflettere, ma è un'altra storia.
Dalla platea, poi, sono intervenute, tra gli altri, la Meloni, la Mussolini e, appena scongelata dopo la batosta dei ballottaggi, la Santanché.
Non vi faccio il resoconto degli interventi ma, siccome ho potuto assistere all'evento in diretta streaming (essendo a letto con l'influenza), ecco qualche piccola impressione.
Ferrara e Sechi hanno capito il problema del centrodestra e si danno anche da fare per trovare una soluzione. Soprattutto hanno capito di avere perso il controllo della situazione, visto che la gente guarda sempre meno la TV. Internet, Facebook e Twitter fanno paura proprio perché incontrollabili, almeno con i vecchi sistemi. Belpietro ha qualche dubbio, ma continua per la sua strada. Per lo più nega che ci sia un problema. Feltri, invece, non ha capito proprio nulla. Ha fatto un intervento finale da ottuagenario rimbambito. Ferrara avrebbe fatto meglio a lasciare a qualcun altro le conclusioni. Sallusti? Non pervenuto.
Tutti i pidiellini sono scioccati dalle amministrative. Non tanto da Pisapia (la Moratti, anche se lo dicono solo ora, pare non la sopportassero nemmeno loro), quanto da De Magistris. Per loro la vittoria dell'ex PM a Napoli dev'essere stata peggio di quella di Cota per noi. La Mussolini non sappiamo quando si riprenderà, nel frattempo ci ha regalato una perla meravigliosa: "ma chi lo ha scelto Lettieri? Sembrava un immobiliarista della Tecno Casa". Fantastico.
La Santanché è rimasta schiava del suo personaggio (bondage), ma la sensazione è che sia depotenziata. La Meloni mi ricorda sempre le assemblee del liceo, con quel tono un po' ribelle. Se l'è presa con la scarsa capacita di comunicare. Come fanno tutti quando non sanno che pesci prendere.
La platea, comunque, ha dato un responso chiaro: Silvio non si tocca e le primarie se le facessero quei fighetti della sinistra. Per ora mi sa che Ferrara e Sechi non la spunteranno. In bocca al lupo.

2.6.11

Primarie e capibastone.



Quando Pisapia vinse, il 14 novembre 2010, le primarie per concorrere alla carica di Sindaco di Milano, l'ironia la fece da padrona. Si sprecarono i titoli dei giornali sulla incapacità del partito di Bersani nel prevalere persino nelle elezioni che si organizza da sé. Dopo lo spettacolo indecoroso di Napoli e, poco dopo, la vittoria di Zedda alle primarie di Cagliari, sembrava che non ci fosse più speranza. A sentir tutti, il PD era condannato alla sconfitta cronica. Invece ora sappiamo che quei commenti avevano indebitamente unito questioni profondamente diverse, confondendo e deridendo contemporaneamente il meglio e il peggio che il centrosinistra riesce a fare in Italia. Chissà, ad esempio, se Massimo D'Alema la pensa ancora come la pensava a gennaio, quando ci regalava alcune battutine sarcastiche sulle primarie. La verità è che la colpa del fallimento (sia delle primarie che del PD alle elezioni) di Napoli viene da lontano, dai tesseramenti drogati, dalla corsa alle preferenze ed alle clientele, dalla malamministrazione e dalla scientifica eliminazione del partito e dei dirigenti non allineati che Bassolino ed i bassoliniani hanno perpetrato negli ultimi 15 anni.
A fallire, a Napoli, non sono state le primarie. A fallire è stata una classe dirigente che non rappresentava più nessuno, se non la propria clientela.
A Milano, invece, le primarie hanno rappresentato un momento altissimo della coalizione. Scegliere il proprio candidato sindaco tra Boeri, Onida e Pisapia credo sia il sogno di ogni italiano progressista. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Milano cambia colore per la prima volta dal 1993, il PD è ad un passo dal diventare il primo partito e Boeri, candidato capolista, prende un mare di preferenze. Morcone, a Napoli, non arriva al ballottaggio ed il PD manda in consiglio comunale solo 4 consiglieri.
Quello che non capirono i commentatori di allora, evidentemente, l'hanno compreso perfettamente gli elettori.
Ora la domanda è: basterà il voto di Napoli a far capire al PD nazionale che un gruppo di capibastone non può e non deve governare la terza città d'Italia? Tutti sappiamo come ci sono arrivati ed è stato lo stesso Bassolino a spiegarci perché egli stesso è stato tollerato dal nazionale anche quando la sua parabola si era fatta discendente. Ma ora basta. Ora che il modello Bassolino oltre che deleterio per la città e la Regione, è diventato anche perdente, è giunta l'ora che il PD nazionale si svegli e cominci a gettare le basi per una nuova classe dirigente del PD campano, che sappia fare tesoro degli errori di questi anni e sappia interpretare e rappresentare realmente le complessità di Napoli, proponendo una soluzione progressista alle mille problematiche che ci portiamo dietro da tempo immemore.

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