Su ogni altra cosa, il dato dell’astensione.
Io non sono tra quelli che si stracciano le vesti per la
scarsa affluenza. Penso che, ad esempio, la democrazia a New York o a Londra
non sia in pericolo, anche se a votare per il sindaco ci va meno di un elettore
su 3, m a
il raffronto con la percentuale di votanti del 2010 deve comunque far
riflettere, se non in termini di “allarme”, almeno in termini di
rappresentanza.
In Emilia Romagna un milione di elettori non sono andati a
votare. In Calabria il calo è stato meno netto.
Premettiamo che parliamo di due regioni in cui si è votato
anticipatamente perché i governatori uscenti si sono dimessi per vicende
giudiziarie che hanno coinvolto anche i consiglieri, il che sicuramente ha
costituito un forte elemento deterrente.
Tuttavia l’affluenza alle elezioni appena tenute (38% in
Emilia Romagna e 44% in Calabria) non è tanto distante dal dato delle ultime
elezioni regionali in Sardegna (52%), Basilicata (47,2%), Friuli Venezia Giulia
(50,5%). Fanno eccezione, ovviamente, le regionali in Piemonte e Lombardia, in
cui si è votato lo stesso giorno delle europee 2014 e delle politiche 2013.
Ho notato che le prime reazioni di Salvini, seguite a ruota
da alcuni analisti, enfatizzano il dato della Lega.
Io non sono d’accordo.
La coalizione di centrodestra in Emilia Romagna riesce a far
peggio del 2010, nonostante i problemi che ha avuto il PD.
Fabbri (della Lega)
non arriva nemmeno al 30%. 4 anni fa Anna Maria Bernini aveva preso quasi 7
punti percentuali in più.
A livello di
coalizione va ancora peggio, il centrodestra nel 2010 aveva raccolto il 38,3%;
nel 2014 si ferma al 29,7%. Anche il numero di consiglieri è inferiore: 15 nel
2010, 11 nel 2014.
Certo, il dato della Lega Nord è cresciuto (19,4% contro
13,7%) ma a completo discapito dell’alleato maggiore: Forza Italia crolla all’8,4%
partendo dal 24,6% del PDL nel 2010.
Complessivamente il centrodestra restringe il proprio
recinto e tutto sommato il dato appare una sconfitta abbastanza cocente,
soprattutto se rapportato al momento di estrema difficoltà del PD.
Credo si possa concludere che nel momento di crisi del PD a
livello regionale gli elettori dell’Emilia Romagna non abbiano considerato la
Lega ed il centrodestra un’alternativa valida, al punto da preferire di
rimanere a casa.
Molto diversamente sono andate le cose in Calabria, dove lo
scandalo che ha coinvolto il centrodestra ha premiato il centrosinistra.
Oliverio prende in percentuale il doppio di Loiero (61,3%
contro 32,2%). Il centrodestra crolla dal 57,8% al 23,5%. L’astensione c’è, ma
meno che in Emilia Romagna. Il PD guadagna l’8% e diventa il primo partito,
nonostante la presenza di 8 liste a sostegno del candidato presidente.
In attesa di vedere i flussi elettorali direi che i due
schieramenti si trovano davanti a problemi diversi. Il PD deve riuscire a
convincere anche in assenza della polarizzazione dovuta alla presenza di un
avversario forte (o presunto tale). Il centrodestra, invece, deve profondamente
rinnovarsi nella consapevolezza che un candidato della Lega, nonostante il
clamore mediatico che Salvini ha saputo suscitare in questi mesi, rimane
comunque inviso all’elettorato moderato, che preferisce, al limite, astenersi
piuttosto che votarlo.
Discorso a parte sul M5S. Va bene (13%) in Emilia Romagna,
maluccio (4,9%) in Calabria.
Nel 2010
in Emilia Romagna c’era stato il primo squillo di
trombe, con Favia al 7%. In teoria sarebbe un incremento di tutto rispetto. In
pratica, stante la politica della non-alleanza del M5S, risultano voti non
spendibili. Il nodo politico da sciogliere per i grillini sta tutto qui.
Tutto ok, ma mi pare che in Lombardia si sia votato in coincidenza delle politiche 2013.
RispondiEliminaGrazie
Lisa Righetti
Sì è vero. Grazie Lisa, ho corretto.
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