3.5.14
Si gioca o no non devono deciderlo gli ultras
Scrivo mentre guardo lo scempio che sta accadendo in campo all'Olimpico.
Gli scontri che hanno preceduto la partita tra Napoli e Fiorentina sono gravissimi. Si parla di 6 feriti, uno in codice rosso. Si parla di armi da fuoco.
Allo stadio esplodono petardi, si lanciano fumogeni.
Un cittadino normale per andare allo stadio deve fare tessere del tifoso, portare i documenti, attraversare i tornelli. I delinquenti ci arrivano incappucciati, con i fumogeni e le bombe carta, le spranghe, i passamontagna e tutto l'armamentario del capo ultras.
Le ultime notizie dicono che si dovrebbe giocare, ma non è questo il punto.
Il punto è che per tutto l'anno si è tollerato, in tutti gli stadi, che la legge venisse violata sistematicamente da parte di alcuni soggetti. Si tollerano violenze, scontri, cori razzisti. Si lascia che la legge, negli stadi, non valga. Può accadere che gruppi organizzati si fronteggino, che vengano danneggiate cose, che si gridino oscenità immonde.
Stasera forse ci scappa il morto, forse no.
Il problema è annoso e ogni volta si fanno gli stessi discorsi.
Io di una cosa sono sicuro: non si risolve questo tipo di problemi mandando i giocatori a parlare con i capi ultras.
E' sbagliato.
Si legittima qualcuno che, invece, non dovrebbe avere alcuna voce in capitolo.
Qualcuno che è convinto che il calcio gli appartenga.
C'è bisogno di prendere decisioni in un frangente grave?
Benissimo, esiste gente pagata per fare questo, non c'è nessun motivo razionale per interpellare uno che ha una maglietta con su scritto "libertà per gli ultras".
Invece in Italia succede sempre questo. La prima cosa che si fa si manda un calciatore a parlare con gli ultras. E questi sono i risultati.
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