Ci pensavo stamattina, mentre leggevo alcuni commenti su facebook sotto la notizia che
Renzi e Briatore hanno mangiato assieme e, per di più, Briatore avrebbe manifestato la volontà di votarlo.
La maggioranza dei commenti erano più o meno indignati e sottintendevano o dicevano esplicitamente che il fatto che Briatore manifesti la volontà di votare Renzi è di per sé un buon motivo sufficiente per non votare Renzi.
Mi è allora venuto in mente
questo monologo di Nanni Moretti, tratto da Caro Diario. Lo conoscerete senz'altro, compare anche su qualche maglietta.
Sa cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste, cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone [...] Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sà che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza.
Nanni Moretti, che qualche anno dopo dirà
con questi dirigenti non vinceremo mai
e che i pregi, i difetti, ma soprattutto i complessi della sinistra italiana li ha quasi tutti, incarna benissimo, nel brano di Caro Diario, il paradosso della sinistra perdente con la quale io e tanti altri uomini e sinistra non vogliamo avere più nulla a che fare. Una sinistra che ha paura di convincere anche chi è non riconosce come uguale a sé. Una sinistra che ha un riflesso pavloviano non appena qualcuno dei propri esponenti risulta appena appena attrattivo verso "gli altri" i "barbari".
E allora Briatore vota Renzi? Non è bravo Renzi che riesce a convincere anche chi non la pensa come lui, diventa immediatamente sbagliato Renzi. "Quello è di destra, hai visto che lo voterebbe anche Briatore?".
E così, durante le primarie, una frase ovvia e banale come "dobbiamo convincere i delusi del centrodestra" diventa immediatamente il sintomo di un'essenza insopportabile e scatta la repulsione. Mentre ero in fila per votare alle primarie dello scorso anno li sentivo i commenti dei compagni, erano spaventati dal fatto che "quello" non parlasse solo a noi, parlava a tutti, pure agli altri.
Ecco, io di questo complesso, del complesso di minoranza, non voglio saperne più.
Per tanti motivi, ma fondamentalmente perché io le elezioni le voglio vincere. Con una nuova classe dirigente, possibilmente della mia generazione.
E non voglio sentirla neanche più da lontano la polemica su chi è di sinistra e chi no, perché parto semplicemente da un dato:
il 40% dei giovani attivi è senza lavoro e non esiste una cosa più conservatrice e di destra di dimezzare, umiliare e sottomettere le nuove generazioni.
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