E così un sabato di inizio anno, un prefestivo, pochi minuti prima del tg delle 20, Stefano Fassina, viceministro all'economia ha presentato le sue dimissioni irrevocabili dall'incarico che ricopre.
Un mandato, quello di Fassina, che non rimarrà certo nella storia per la brillantezza. Parecchie polemiche (sull'evasione fiscale di sopravvivenza, sul fatto che al ministero non gli passavano le carte...) e pochi fatti chiudono i 9 mesi al governo di uno degli esponenti dei furono giovani turchi, sostenitori convinti prima di Bersani (in foto) e poi di Cuperlo. Le motivazioni fanno un po' acqua, secondo me. Fassina dice di non essere in linea con Renzi e, quindi, di non ritenersi adatto all'incarico. Ci sarebbe molto da ridire su questa cosa, posto che il PD è al governo con il centrodestra e che la linea del Governo non era nemmeno quella di Bersani (spero). Non mi pare, tuttavia, che Fassina abbia opposto resistenze ad assumere l'incarico.
Ma il dato più interessante di questa vicenda non è quello che Fassina smette di fare, è quello che farà da domani.
Dalla sera dell'8 dicembre, infatti, da quando cioè Matteo Renzi ha sbaragliato la concorrenza alle primarie del PD, la vecchia guardia, quella che si è schierata con Cuperlo, mostra più di qualche insofferenza al ruolo di minoranza interna. Vero è che Gianni Cuperlo ha accettato il ruolo di Presidente dell'Assemblea Nazionale, ma più di qualcuno ipotizza che Bersani, D'Alema, Fassina, Orfini e il pezzo di CGIL che alle primarie si sono candidati con Cuperlo, ad essere rappresentati da Matteo Renzi proprio non ce la fanno.
Si fa largo, quindi, l'ipotesi scissione.
Mi viene da ridere, perché la vulgata che accompagnò le primarie del 2012, quelle vinte da Bersani, era proprio questa, ma rivolta a Renzi. "Vedrai - mi dicevano - quando Renzi perderà le primarie si farà un partito tutto suo". Invece Renzi nel PD ci è restato, ha fatto la campagna elettorale per Bersani, si è ripresentato l'anno successivo e ha vinto.
Io spero che le voci siano voci e che non sia vero che quel pezzo di PD ritiene di aver bisogno di una scissione per affermare la propria identità. Sarebbe l'ennesimo momento in cui quella classe dirigente si dimostra incapace di cogliere le necessità della società e, al contempo, bisognosa di affermare se stessa in contrapposizione a qualcuno. Anticraxiani l'altro ieri, antiberlusconiani ieri, antirenziani oggi. Ma non è che, alla fine, a furia di essere contro questo e contro quell'altro, si ritrovano da soli, contro tutti, contro gli italiani?
Le consiglio di approfondire le sue analisi politiche e le sue informazioni. Le ragioni delle dimissioni di Fassina sono ben altre. Si riferiscono alla pratica, adottata da Renzi, di incalzare il governo con critiche e proposte che ricadono poi sulle spalle dei ministri e del premier del suo stesso partito. Fassina lo ha quindi invitato ad un rimpasto: se pensi di dover fare diversamente, mettici i tuoi e fallo; altrimenti, assumiti anche tu la responsabilità che ci siamo assunti noi e dacci una mano.
RispondiEliminaDi scissione, poi, non ne parla proprio nessuno tra coloro che Lei cita: è una sua illazione gratuita.