Ce lo ricordiamo tutti il bellissimo film con Robert De Niro e Robin Williams.
Mutatis mutandis, una buona parte dei politici e dei commentatori in questi ultimi 7 giorni mi rammentano gli ammalati raccontati nel film di Penny Marhall.
Se ne stavano lì, catatonici, come negli ultimi 20 anni. Pronti a recitare a memoria la stessa parte.
Gli antiberlusconiani a parole, gli alfieri della sinistra giusta, a crogiolarsi nei loro "nella misura in cui". Poi, un giorno, sono arrivate le primarie dell'8 dicembre 2013. 2 milioni di barbari hanno eletto Matteo Renzi a capo del PD. E all'improvviso, eccoli: risvegli.
Da allora è un susseguirsi di dichiarazioni e prese di posizione. Gente che si vergogna che ci si incontri con Berlusconi dopo aver governato con la fiducia di Berlusconi. Pasdaran delle preferenze che pochi mesi fa le consideravano come il male assoluto. Paladini della rappresentanza dei piccoli partiti che scrivevano articoli contro la frammentazione politica. Tutto ed il suo contrario.
Il perché è semplice: la legge elettorale non c'entra niente. E' una questione di orgoglio personale. Ci hanno raccontato per 20 anni che non era possibile, che il fallimento era nelle cose e non nella loro scarsa attitudine alla politica. E invece non è così. Le cose si possono fare. Gli obiettivi si possono raggiungere.
Non era impossibile, erano loro che erano scarsi. Molto, molto semplicemente.
Ah, il film finiva con i catatonici che tornavano catatonici.
Nessun commento:
Posta un commento