E' dal febbraio 2002, da quando Nanni Moretti urlò in piazza il suo sconcerto e la sua delusione dando le spalle a Fassino e Rutelli, che le strade del popolo di centrosinistra e dei suoi dirigenti si sono divise.
Ricordo altri momenti emblematici, come l'oceanica manifestazione del popolo dei girotondi a Roma il 14 settembre dello stesso anno. Ricordo il modo in cui gli elettori hanno sorpreso i partiti con la loro straordinaria partecipazione, prima per eleggere Prodi, poi per votare Veltroni e come si sono sentiti delusi quando il governo Prodi è caduto o, peggio, quando la sua candidatura alla Presidenza della Repubblica è stata bruciata in quel modo ignominioso.
Il momento peggiore di questa storia ultradecennale, secondo me, è stato ciò che è successo l'anno scorso alle primarie che hanno contrapposto Bersani a Matteo Renzi.
Quel guazzabuglio di regole e paletti, di firme e dichiarazioni di intenti che il gruppo dirigente del PD inventò, circa 12 mesi fa, per limitare la partecipazione degli elettori, culminato nell'allontanamento dai seggi di quelli che volevano partecipare in occasione del secondo turno, è stata la rappresentazione plastica e impietosa di un distacco clamoroso.
Ho letto di recente un articolo di Ritanna Armeni, sul Foglio, che racconta benissimo un aspetto di questa divaricazione, quello tra la sinistra intesa come estabilishment e il popolo che la sinistra dovrebbe rappresentare. Armeni estremizza un po' gli esempi, ma sicuramente se pensiamo all'atteggiamento, al linguaggio, alla postura di D'Alema (per dire uno che rappresenta la sinistra in Italia da qualche lustro) e "quella famiglia che all’Autogrill si ingozza di panini, parla con un tono di voce insopportabile e non risparmia qualche scappellotto ai bambini", beh, è difficile immaginare due concetti più distanti.
Dopo la clamorosa sconfitta alle ultime elezioni del PD, dopo aver tergiversato per qualche mese, dopo aver ancora una volta discusso inspiegabilmente sulle regole, si è arrivati a queste benedette primarie e, forse, dopo oltre 10 anni, quella frattura tra gruppo dirigente e popolo di centrosinistra si è finalmente ricomposta.
Innanzitutto, va sottolineato che solo una delle quattro candidature, quella di Cuperlo, era diretta emanazione di un gruppo ben riconoscibile. Cuperlo viene dalla storia del PC, PDS, DS. Come D'Alema, Fassino, Veltroni e Bersani. Degli altri candidati, Pittella, coetaneo di Cuperlo, viene dal Partito Socialista, mentre Civati e Matteo Renzi sono di un'altra generazione.
In secondo luogo, dopo il primo voto, quello riservato agli iscritti e finalizzato a ridurre le candidature da quattro a tre, c'è stata la vera e propria notizia. Il più votato dagli iscritti è stato Matteo Renzi, quello che fino a poco tempo fa veniva visto come un infiltrato, un uomo di centro, se non di centrodestra.
Ed è stato votato con una percentuale alta, il 46,7%. Non la maggioranza assoluta, ma comunque una percentuale di tutto rispetto.
Per carità, questo voto ha aspetti controversi e Renzi lo sa benissimo. Ad andare al voto è stato un partito avvilito da mesi di lotte interne, che ha subito una vera e propria emorragia di iscritti nei 3 anni di segreteria Bersani. Un partito in cui le correnti hanno sclerotizzato la discussione e dal quale in molti sono stati allontanati. Tutto questo è talmente vero che da sempre Matteo Renzi insiste per cercare la legittimazione più ampia possibile, attraverso primarie aperte alla cittadinanza che, finalmente, si terranno l'8 dicembre.
E se l'8 dicembre Matteo Renzi avrà saputo catalizzare attorno a sé un consenso ampio, sia in percentuale che in termini di votanti, finalmente potremmo dire finita la dissociazione tra il PD ed il proprio elettorato che tanto ha nuociuto al centrosinistra e, di conseguenza, all'Italia intera.
E se l'8 dicembre Matteo Renzi avrà saputo catalizzare attorno a sé un consenso ampio, sia in percentuale che in termini di votanti, finalmente potremmo dire finita la dissociazione tra il PD ed il proprio elettorato che tanto ha nuociuto al centrosinistra e, di conseguenza, all'Italia intera.
Intanto questo incontro è al 48 virgola qualcosa per cento ,ma po ricorrere all'autorità della Armeni che passa dal Manifesto al Foglio avendo come orientamento costante l'avversione al PD e alla CGIL sempre e comunque mi sembra veramente troppo! Tenetevi l'Armeni ma non spacciatela per progressista!
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